Cosa sappiamo del Chip Act di Biden negli USA

Joe Biden lo ha definito “un investimento irripetibile nella stessa America, una legge di cui il popolo americano può essere orgoglioso”. Stiamo parlando del Chips and Science Act, il disegno di legge bipartisan con cui verranno stanziati più di 52 miliardi di dollari di sussidi che serviranno per la ricerca e la produzione di semiconduttori statunitensi.

Le scelte del governo americano L’amministrazione di Biden ha dichiarato che “il futuro dell’industria dei chip sarà realizzato in America”, ma il Chips and Science Act potrebbe non bastare per assicurare agli Stati Uniti il dominio tecnologico, nonostante le altre ambizioni del governo. Con lo stanziamento di questi 52,7 miliardi dollari, infatti, si sta cercando di incentivare sia la ricerca che la produzione interna in modo tale  da essere sempre più autonomi e meno dipendenti dalla produzione asiatica dei semiconduttori. Inoltre, il governo americano ha anche riservato 500 milioni di dollari per istituire un Fondo internazionale per la sicurezza e innovazione tecnologica. In pratica si sta cercando di correre ai ripari rispetto ai tanti errori commessi in passato e che hanno portato l’America ad importare dalla Cina il 98% dei chip che vengono utilizzati. Si tratta di un passo sicuramente molto importante ma i più scettici lo reputano tardivo per vincere la sfida con la Cina.

I dubbi di Foreign Affairs

La nota rivista americana Foreign Affairs non ha criticato le scelte dell’amministrazione Biden ma ha chiesto loro di fare qualche sforzo in più. D’altronde tutti sappiamo che la Cina è molto più avanti rispetto agli Stati Uniti in merito alla rivoluzione tecnologica e che sono già tanti anni che si sta preparando, avendo quindi dalla sua parte un vantaggio enorme. Foreign Affairs ha fatto notare che già dal rapporto della National Security Commission on Artificial Intelligence pubblicato lo scorso anno veniva richiesto a Biden ed alla sua amministrazione di avere un approccio maggiore sull’Intelligenza Artificiale visto anche che il suo competitor maggiore, la Cina, ne aveva già fatto un mantra in quasi tutti i suoi principali settori. I dubbi principali di Foreign Affairs non riguardano, infatti, la scelta che sicuramente permetterà agli Stati Uniti di fare notevoli passi avanti, ma le tempistiche che forse sono arrivate troppo tardi per raggiungere finalmente Pechino. Insomma, ormai la rivoluzione tecnologica americana è iniziata ed il passaggio all’Intelligenza Artificiale non è più rinviabile, ma solo il tempo ci dirà se le scelte del governo saranno sufficienti a superare la Cina, in una “battaglia” che si preannuncia molto interessante e che il mondo guarderà con attenzione.